Un Museo di velocità e design.
La Lamborghini ha origine in Emilia-Romagna, più precisamente a Sant’Agata Bolognese, dove sorge anche l’omonimo Museo, nel cuore della Motor Valley. Una terra che da sempre ha visto nascere le più grandi eccellenze del mondo dei motori, dalle quattro alle due ruote, dalla Ferrari alla Ducati.
Nato nel 1948 come Lamborghini Trattori, il sogno imprenditoriale di Ferruccio Lamborghini decolla nell’arco di pochi anni, permettendogli di coltivare una delle sue più grandi passioni: le auto sportive. Ma Ferruccio, a partire dal 1963, non si limita più ad acquistarle per puro collezionismo e decide di cambiare marcia, iniziando a produrle.
La storia che racconta questo passaggio racchiude una leggenda interessante. Il desiderio di produrre auto sportive da parte di Lamborghini pare sia nato da una diatriba intercorsa tra lui ed Enzo Ferrari, al quale, il padre della Miura, si rivolse direttamente per lamentare un malfunzionamento della sua Ferrari 250GT.
Pare che la riluttanza del Commendatore ad ascoltare le lamentele dell’Ingegner Lamborghini si fosse tradotta nella frase piccata: “Cosa ne sa lei di auto sportive, che guida solo trattori.”
Punto nell’orgoglio, l’imprenditore ferrarese decise di sfidarlo nel suo stesso campo, inanellando un successo dietro l’altro nei decenni successivi.
Questa e molte altre storie sono racchiuse in un Museo che racconta le vicende che hanno caratterizzato gli anni d’oro dell’industria automobilistica italiana, attraverso la narrazione di uno dei marchi italiani più famosi e desiderati di tutto il mondo.
La collezione, dedicata alla memoria del suo creatore, è un’ode alle innovazioni che si sono susseguite negli anni e che hanno permesso di superare ogni barriera dell’ingegneristica e del design.
Il Museo, oltre a raccontare la vita di Ferruccio attraverso un ampio archivio fotografico, mette in mostra tutte le sue creazioni meccaniche. 9000 metri quadri di storia, dal primo trattore Carioca a tutti i modelli che hanno caratterizzato e facilitato la vita nelle campagne nei decenni successivi.
Un cammino capace di emozionare, mentre si osserva la collezione di autovetture personali dell’ingegnere: la Fiat Barchetta Sport, l’avveniristica Countach e l’iconica Espada, con la sua celebre apertura ad ali di gabbiano, mentre un podio d’onore è riservato alla mitica Miura color oro.
Il tour si conclude con l’esposizione dei modelli più recenti della casa come la LM002 e la Diablo.
Un Museo che racconta magistralmente un mondo tutto da scoprire, fatto di velocità e potenza, condito con la classica grinta emiliana.